Zio Pasa

08 settembre 2007

della giustizia sulla terra

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se si chiedesse ad un buon cristiano quali sono le caratteristiche principali e fondamentali che si possono attribuire al suo Dio, egli risponderebbe (credo senza pensarci troppo) "amore e verità". anzi, queste sono parole che descrivono l'essenza stessa del Dio cristiano, quindi sono ben più che semplici caratteristiche. ma se si vuole scavare più a fondo nella conoscenza di Dio, occorre, a mio parere, aggiungere altri concetti chiave, che descriverei come l'estrinsecarsi delle due caratteristiche fondamentali; in altre parole, essi consistono in concetti umani ed umanizzati che derivano (in senso quasi fisico) dalle due essenze divine: la misericordia, come manifestazione umana dell'amore divino, e la giustizia, che governa i rapporti tra uomo e uomo, e tra uomo e Dio, ed è il modo in cui il Dio vero opera concretamente, secondo canoni di verità, appunto.

un buono e coscienzioso cristiano, quindi, non può considerare secondario o poco rilevante il riferirsi ad un criterio di giustizia in ogni propria azione, in primis nel proprio rapporto con Dio, secondariamente nella propria vita nel mondo e col prossimo. e nessun cristiano in buonafede può annichilire senza conseguenze quel desiderio di giustizia realizzata e perfetta: sarebbe come seppellire il desiderio di eternità e di comunione con Dio che ciascuno porta scritto dentro di sè, più o meno consapevolmente, dalla nascita. infatti il buon cristiano sa perfettamente che la vera giustizia la vedrà pienamente nell'aldilà, come del resto funziona riguardo al vero amore, per Dio e per i prossimo. ma questo non può e non deve impedirgli di desiderare il compimento di una piccola parte di questo tesoro fin da ora, nel mondo; infatti, nessuno può rinunciare a provare ad amare il prossimo solo perchè "tanto è impossibile, si riuscirà solo in paradiso": allo stesso modo nessuno può rinunciare al tentativo di essere giusto, e di impegnarsi perchè il mondo lo sia.

impegnarsi perchè il vero amore e la vera giustizia si realizzino sulla terra, oggi, sapendo che esse non raggiungeranno mai il loro pieno compimento, ma non disperando di questo, piuttosto sperando in Dio, coscienziosi del fatto che la ricerca di amore e di giustizia è benedetta e voluta per noi da Dio stesso. ecco cosa un buon cristiano dovrebbe pensare a proposito della giustizia.

sempre di più, il mondo ci porta ad avere una visione tristemente frammentata e distorta della giustizia: la giustizia va rispettata e perseguita fino a che non sconvolge le nostre abitudini; la giustizia che davvero importa riguarda solo cose gravi tipo non uccidere, non abortire ecc; la giustizia è poco interessante; le leggi dello Stato vanno seguite solo se non sono inique, quindi la verità è che non hanno alcun valore; la giustizia è solo un atteggiamento moralistico di chi giudica con asprezza gli altri; la giustizia porta solo ad atteggiamenti accaniti e punitivi. grandissime corbellerie, smontabili facilmente una per una (i miei 25 lettori mi perdoneranno se proseguo oltre, senza soffermarmi a smontare ogni affermazione sopra riportata).

inoltre, a questo non giova la situazione politica in cui si vive oggi, specialmente in Italia, terra di passionali e di tifosi ultras a 360° gradi; terra dove si è sempre all'erta per appigliarsi al capello che ci permette di giustificare la nostra appartenenza alla fazione dei Santi e il conseguente odio per la fazione degli Iniqui, ma allo stesso modo si conservano nel frigorifero tonnellate di salumi pronte per tapparsi gli occhi nelle circostanze in cui la condotta messa in discussione è proprio quella dei Santi. si creano perciò giustizie sommamente parziali, in cui la vera giustizia è quella che infastidisce il nemico, mentre quella che intacca noi è solo persecuzione, invidia, corruzione dell'avversario. oltre alla parzialità "orizzontale"della giustizia (schieramenti politici, tipologie di persone messe in discussione), esiste (ed è ancora più aberrante) una parzialità "verticale", dove si distingue a seconda del "livello" del reato. per esempio, le persone molto "punitive" riguardo ai crimini di basso ceto (extracomunitari, criminalità passionale, spaccio, prostituzione, ecc) sono poi le stesse che tendono a chiudere un occhio sui crimini economici (truffa, operazioni bancarie tipo parmalat, falso in bilancio) o mafiosi (corruzione nel settore pubblico, tangenti, politica e raccomandazioni nella sanità). inutile dire che, specularmente, le persone accanite contro queste ultime tipologie di reato diventano poi stranamente indulgenti con le prime. anche qui, purtroppo, c'è molta politica.

personalmente, da cristiano, sono sempre più a disagio davanti a tutto ciò. non riesco a riconoscermi in nessuno, e, che è ancora peggio, non riesco neanche a discutere con nessuno che mi sembri davvero al di sopra di queste parti, anzi, particciole. personalmente, amo guardare oltre, amo la giustizia a 360°, sono per i giusti, di qualsiasi fazione. questo mi porta ad avere amici e nemici al di qua e al di là della barricata, e francamente non è una situazione che amo. forse questo mi riporta un po' di più sulla terra, e mi fa assaggiare in pieno il boccone amaro della lontananza del paradiso. ma sono convinto che continuerò testardamente a masticare amaro ancora a lungo, perchè Dio mi ha donato (e non dato) un profondo senso di giustizia e io non lo voglio addormentare: che qualcuno mi indichi dove farlo sfociare nella vita quotidiana del 2007.

ps: tutto questo per dire che non sono della juve.

5 Comments:

  • At 12 settembre, 2007 19:24, Blogger gigilentini said…

    mannaggia! non mi aspettavo un post così in questo periodo...ovviamente alla tua domanda non so rispondere ma toglimi una curiosità: cosa ti ha dato l'ispirazione per questo post? sarà che in questi giorni io non ho la minima ispirazione per discorsi profondi ma davvero non me l'aspettavo questa uscita...comunque molto bella...complimenti...ci mancava solo una delle solite foto che accompagnano i tuoi post e che danno loro quel tocco in più

     
  • At 13 settembre, 2007 08:26, Blogger Malderius said…

    Innanzi tutto complimenti, come dicevo a Matteo sei una continua e piacevole scoperta. La mia idea è questa: su questo pianeta temo solo una cosa Dio, per il resto non temo nulla dato che è scritto "il Signore è il mio pastore, non manco di nulla" e "solo Dio basta". Di conseguenza non sono sotto la legge di nessuno se non quella di Dio, nessuno mi è superiore se non Dio, tutti gli altri mi sono pari e hanno la mia stessa dignità. Questo porta ad una visione della vita in cui il mondo è bellissimo, perchè invece di essere succube dei tempi di un altro e delle regole di un altro, il mondo è mio e lo gestisco secondo il volere di Dio e di nessun altro. In questo modo di essere, la Politica e la Giustizia assumono un accento decisamente minimo in confronto a me e al mio Signore e quindi io vivo serenamente e allegramente ogni giorno su questo pianeta. Se Dio vorrà avremo modo di parlare di questa cosa, mi farebbe veramente piacere.
    Medievale

     
  • At 13 settembre, 2007 23:45, Blogger Zio Pasa said…

    l'ispirazione m'è venuta pian piano, durante tutta l'estate, in virtù del mio interesse sempre crescente riguardo all'ordinamento giuridico, che trovo un mondo fantastico, in cui a farla da padroni sono il senso di giustizia, appunto, e la pura logica umana, due aspetti della vita che mi stanno molto a cuore. in particolare ammiro la professione di "inquirente" nel senso più ampio, investigatori, procuratori, PM ecc.

    ma veniamo al medievale: in linea di massima sono d'accordo con te, non c'è nulla sopra Dio, e l'ordinamento divino basta (e avanza) per condurre un'ottima esistenza terrena, e da questo punto di vista è decisamente inferiore l'ordinamento umano, imperfetto e quindi non pienamente autorevole. "ama e fa ciò che vuoi" per dirla con agostino. voglio però aggiungere che questo discorso non può permettere all'uomo di non rispettare le leggi del proprio stato. servire la propria nazione, alla rigida condizione che questo non ci allontani da una buona condotta morale, è una cosa benedetta da Dio (vedi anche i Vangeli), e l'obbedienza all'autorità, anche quella costituita, è una cosa sicuramente voluta da Lui, in quanto l'autorità stessa è figura (imperfetta) di Dio in terra; inoltre, attraverso l'obbedienza alle leggi (che devono o dovrebbero limitare la libertà individuale se questa danneggia il prossimo, permettendo una sana convivenza tra gli uomini), l'uomo si rende umile, e limita il proprio egoismo.

     
  • At 13 settembre, 2007 23:47, Anonymous Anonimo said…

    caro mio nappo, la tua pippa è invero molto bella e molto acuta. la sua lettura mi ha reso più piacevole questa domenica pomeriggio.

    ti farà forse piacere sapere che sono del tutto d'accordo, sia su tutto ciò che hai detto sul piano dottrinale e spirituale (la giustizia come criterio dell'azione temporale, pur nella sua impossibilità di realizzarsi pienamente in questa fottuta "terra di mezzo") sia sul costume internazionale ma soprattutto nostrano - patetico - delle fazioni dei Santi e degli Iniqui, dei Guelfi e dei Ghibellini, dei Rossi e dei Neri. tutto condivido, solo non condivido la fine della nappopippa perché non capisco il tuo sentirti isolato nella tua posizione. intendiamoci, è molto vero cheQualcuno ti ha dato un particolare senso della giustizia che negli altri è mediamente più annichilito - e come ogni dono è sempre qualcosa che comporta esistenzialmente una certa estraniazione dagli altri - , tuttavia non vedo attorno a te persone così ideologicamente connotate da essere tanto lontane dal tuo discorso.

    concludo con due precisazioni che mi concernono direttamente. la Giustizia è chiaramente la grande ispiratrice di ciò che in termini confessionali si chiama la Regalità sociale di Cristo, ossia l'orientamento della vita associata temporale secondo la Verità cristica. una "società cristiana", insomma, con tutti i suoi enormi limiti evidentemente. serbare un senso della giustizia, partendo dal livello individuale, è una passo indispensabile in tale direzione e una elementare conseguenza della professione di fede e di una vita spirituale. dopo il preambolo, giungo al mio noto fastidio per le strutture di giustizia degli stati contemporanei. la distruzione di quella societas christiana che è stata l'Europa pressappoco fino al Settecento è fatto emergere , tra le varie cose, un enorme gigante chiamato Stato, capace di esercitare un controllo sui sudditit molto più pervasivo di qualunque "feudalesimo". controllo sull'attività economica, sul diritto privato - quindi la vita ordinaria - , sulla vita spirituale, sulla vita associata nel suo complesso. E' nata anche una giustizia nuova, che, anzitutto a differenza dell'antica, non prevede la premiazione del cittadino benemerito e la punizione di quello criminoso, ma contempla solo la seconda ipotesi. infatti le concessioni di onorificenze (nobiliari o del patriziato) per coloro che avevano portato lustro a se stessi, alla società e allo stato stesso, sono state abolite in nome della Uguaglianza (con la U maiuscola, molto importante qst particolare-una sorta di ipostasi platonica, un'entità metafisica astratta). La persecuzione del criminale è invece rimasta, e ha subito una forte recrudescenza. E' nata ad esempio l'idea del controllo fisico dei corpi, quella del carcere moderno, prima sconosciuta. la fazione di Dante, quando perse la lotta civile dentro Firenze, ebbe come triste conseguenza il bando pubblico (che in qualche modo era anche morale) e l'esilio, mica la reclusione in mega strutture statali carcerarie o il genocidio novecentesco del nemico Male Assoluto (un'interessante categoria gnostica, peraltro..); intendiamoci, prima si sfessarono di santa ragione (e certo tutta questa carneficina non era una gran bello spettacolo), ma dopo, a parte qlc esecuzioncina capitale per i traditori (anche questo non un bello spettacolo), non è che si diedero a perseguire i Cattivi. Non sarà stato neanche quello un bel mondo, questo va da sè, ma mettevo in risalto la differenza. Era cmq un mondo dove il tribunale era anzitutto un luogo di ricomposizione del conflitto tra le parti, piuttosto che una resa dei conti. e dove generalmente l'indagine seguiva la denuncia ed era ad essa congiunta. invece dopo la Rivoluzione francese (e tutti i nostri sistemi attuali hanno da essa origine, come anche le tre grandi ideologie della contemporaneità: Comunismo,Liberalismo,Fascismo) , la giustizia diventa soprattutto inquisitoria, spesso fondata sul sospetto, più o meno legittimo, intrisa di un rigorismo morale molto poco cristiano e molto illuminista.

    nel momento in cui, nel mondo attuale, io vedo ciò che mi paiono i riflessi di questo epocale cambiamento di mentalità, provo un certo fastidio. e questo nonostante non abbia in uggia lo Stato come principio etico, sia di Desta, non avrei mai concesso l'indulto,e nonostante il fatto che i membri più autorevoli della mia famiglia abbiano servito lo Stato applicando le sue leggi con severità e rigore.

    sperando di aver chiarito almeno in parte la mia posizione, concludo dicendo che è il rigorismo (che non è l'opposto del lassismo) il mio bersaglio polemico. D'altra parte viviamo nella Grande Età di Mezzo dell'Amnistia, quella della Carità che può perdonare fino all'ultimo secondo della nostra esistenza. Dopo, ci sarà la Giustizia, di cui speriamo di non provare il gelido sapore sulle nostre membra corrotte. Iterum venturus est cum gloria, quindi - come dire - con tutti i suoi ammennicoli.

    nel frattempo conto di godere della tua compagnia e del tuo esempio

     
  • At 14 settembre, 2007 00:04, Blogger Zio Pasa said…

    nappo devi assolutamente chiarire meglio alcuni punti:

    1) se l'ordinamento giuridico non può disporre del controllo fisico dei corpi, quale tipo di punizione contemplerebbe un ordinamento migliore?

    2) tu citi l'esempio della fazione di Dante. io non so assolutamente cosa accadde, ma penso che si trattasse molto più di "politica" che non di reati veri e propri. viene da sè, quindi, che dopo aver risolto il conflitto con una carneficina, poi i vincitori non sono stati lì a cercare i cattivi: ormai avevano vinto. io invece parlo di reati, e cioè danneggiare il prossimo in ogni suo aspetto: infliggendogli pene fisiche o morali, rubandogli i suoi beni (con una rapina o con una manovra di borsa): in questi casi come è possibile vedere del marcio nel "rigorismo" che lo Stato impiega nel far rispettare le proprie leggi e nel punire i trasgressori? cioè, secondo te sarebbe meglio punire qualcuno dopodichè rinunciare a perseguire tutti i "cattivi"? qualche volta va applicata la legge dello stato, e qualche volta va applicata la legge del napoletano "scurdammoce 'o passato"? e questo mi porta al quesito 3.

    3) spieghi meglio il punto in cui auspichi che la giustizia non venga più amministrata a partire dal sospetto, ma a partire dalla denuncia? è un concetto che detto così mi fa venire la pelle d'oca. praticamente solo se qualcuno si accorge di aver subito un danno, e ha gli strumenti (economici e intellettivi) di portare avanti la sua causa, è giusto perseguire qualcuno? mah. e tutti quei reati (me ne viene in mente una caterva) in cui non esiste un singolo danneggiato, in cui il danneggiato non si rende conto del torto, in cui il danneggiato non può capire l'origine del torto, oppure in cui a essere danneggiata è la società intera (leggi evasione fiscale)...in tutti questi casi non è doveroso che una nazione eserciti una specie di sostanziale auto-difesa indagando le persone sospette?

     

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