Zio Pasa

02 marzo 2007

La vera storia di RERRERO (parte seconda)

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Per RERRERO iniziò il periodo delle scuole medie. La classe era affollatissima, 16 maschi, 13 femmine, 1 intellettuale in erba. I professori: severissimi; ma non di quella severità tesa al miglioramento dell'apprendimento, piuttosto di una fissazione quasi morbosa per l'ordine e la disciplina. Insomma, in classe non si imparava nulla, in compenso non volava una mosca. La più severa del corpo docente era di certo la professoressa di lettere, la signora Sgormoni; restò nella storia dell'istituto quell'episodio (che gli studenti continuarono a tramandarsi di leva in leva) in cui un suo studente svogliato e ribelle scrisse a caratteri cubitali, su uno degli stipiti del cancello di ingresso della scuola, la frase "Sgormoni ci ai rotto i maroni". La realtà fu che il discolo venne scoperto e sospeso dalle lezioni per una settimana. La leggenda aggiunge che il malcapitato dovette scrivere, come compito di italiano, 180 volte su un foglio protocollo la stessa frase, ma epurata dal grave errore grammaticale. "Sgormoni ci hai rotto i maroni", insomma. Un'ulteriore leggenda insinua che lo studente in questione scrisse la frase una sola volta, con 179 virgolette, provocando ulteriori travasi di bile all'irascibile quanto ordinata professoressa. Tutto questo sembrerebbe essere poco rilevante per il lettore che attende con ansia l'evolversi dell'esistenza del nostro protagonista. Invece no. Perchè RERRERO, che per l'intera durata della scuola dell'obbligo non capì mai il motivo per cui ogni mattina dovesse alzarsi di buon ora per recarsi in un luogo in cui non si imparava nulla ma costringeva i ragazzi a oltre 5 ore di mutismo/immobilismo, di questa arcigna professoressa si innamorò perdutamente. E fu il primo grande amore non corrisposto della sua vita, il primo di una lunga serie. In ella il nostro trovava ciò che aveva sempre cercato nei suoi radi contatti umani al di fuori delle relazioni familiari: la cura di ogni minimo dettaglio del proprio aspetto, sguardo fiero ma mai supponente, razionale nell'esprimersi, costruzione della frase impeccabile, un grande senso di pertinenza ad ogni suo intervento, su qualsiasi argomento. Perchè la temibile Sgormoni era così. Vestiti sobri, eleganti, ma mai appariscenti. Una donna tutta d'un pezzo. Carattere di ferro. Incuteva una grandissima soggezione, persino ai colleghi. E RERRERO l'amava, perdutamente, segretamente. Ciò che fu davvero traumatico per questo ragazzo fu il rapporto che da subito si instaurò con l'oggetto del suo amore, ma anche con la restante parte del corpo docente. I problemi di asocialità che avevano caratterizzato la sua primissima infanzia vennero tremendamente acuiti dall'ambiente che vigeva in quella scuola. Livello culturale infimo, tanto da non riuscire neanche a sfiorare i pruriti intellettuali del nostro eroe. RERRERO non studiava, non ascoltava, non seguiva, non rispondeva: vegetava seduto sul suo banco, terrorizzato come i compagni dalla severità con cui veniva mantenuta la disciplina da parte dei professori, aspettando il termine delle "lezioni", ammirando, nelle ore di lettere, l'austera fierezza della signora Sgormoni; la quale, ovviamente, lo prese come proprio capro espiatorio, e spesso lo chiamava in causa nei suoi lunghi e tremendi rimbrotti alla classe. Lui la guardava fisso negli occhi, diventava pallido, assumeva uno sguardo perso e terrorizzato, e non spiccicava una parola neanche se sollecitato. Così trascorsero i tremendi anni delle scuole medie, che lasciarono RERRERO in uno stato di grande angoscia inespressa; in casa e nel tempo libero continuavano le sue lunghe ed appassionate letture; quando entrava a scuola si immergeva in un mondo di disperazione, in cui perdeva il controllo di sè e delle proprie facoltà cognitive, e tutto appariva come assurdo, i volti dei compagni delle orrende maschere di carnevale che gli giravano attorno, le urla dei professori dei terribili ululati che gli squarciavano i timpani. Il ricordo più brutto (a parte il rapporto con la Sgormoni) fu durante una lezione di ginnastica: il professore concedette ai ragazzi l'utilizzo del campetto da calcetto della palestra e disse loro di formare due squadre. Le ragazze sarebbero state ferme a bordo campo a fare il tifo. Nell'atmosfera di eccitazione generale (che RERRERO faticava a comprendere, e, anzi, gli provocava una vaga sensazione di disagio) i due capitani fecero pari-o-dispari per decidere chi avrebbe scelto per primo i propri compagni di squadra. RERRERO venne scelto per ultimo, con le ragazze che dalle panche gridavano a gran voce "SCARSO! SCARSO! SCARSO!". RERRERO non capì bene il perchè, ma ne fu molto ferito.

8 Comments:

  • At 04 marzo, 2007 12:59, Blogger gigilentini said…

    ragazzi, che storia commovente!

     
  • At 05 marzo, 2007 19:44, Blogger Ema said…

    Già... strappalacrime... ma... non so perchè la professoressa Sgormoni mi suona familiare....

     
  • At 06 marzo, 2007 23:04, Blogger Zio Pasa said…

    sto meditando di lasciare l'opera incompiuta. il simpatico RERRERO non ci dedica più neanche un briciolo della sua attenzione, e senza i suoi commenti non avrebbe senso far evolvere il suo personaggio, dato che l'obiettivo di questa storia a puntate era proprio quello di trovare un collegamento tra una storia di fantasia ambientata nel passato e un presente davvero esistente. insomma, mi mancano informazioni sul presente, per decidere dove dirottare gli avvenimenti del "mio" RERRERO.

    d'altro canto (non sto parlando di zia canto), sono tentato di andare avanti perchè:

    1) odio lasciare opere incompiute.
    2) mi diverto a scrivere.
    3) mi sto molto affezionando a questo personaggio, e provo per lui stima e compassione, specie nei tratti in cui le sue vicissitudini (anche se molto trasfigurate) fanno risuonare in me lontani echi autobiografici.

     
  • At 06 marzo, 2007 23:11, Blogger Zio Pasa said…

    vostri pareri?

     
  • At 07 marzo, 2007 17:05, Anonymous Anonimo said…

    Da tempo in me andava formandosi un dubbio platonico, ed ora ho deciso di esternare ciò che penso: i racconti da te stesi, raccontano la tua o la mia vita?Io penso che riguardino te, anche perchè ai tempi del liceo classico(quando ancora frequentavo questo istituto), avevo preso in odio la professoressa avente le caratteristiche da te enunciate; è successo quindi il contrario di quello che tu dici.
    RERRERO
    P.S.:1)Dimenticavo, puoi avere sicuramente una grande stima di me, ma indubbiamente non puoi avere alcuna compassione.
    2)Lasciando da parte la verosimiglianza del racconto, ti assicuro che ho largamente preferito il primo testo e spero che tu continui per la strada iniziata con il suddetto.

     
  • At 07 marzo, 2007 17:56, Blogger Zio Pasa said…

    bentornato, o RERRERO.

    mi pare evidente che quanto narrato nei miei racconti è pura opera di fantasia; come ho detto nel mio intervento precedente, l'obiettivo sarebbe quello di legare insieme (in qualche modo per il momento ancora oscuro) una storia inventata svoltasi nel passato con il presente di un uomo realmente esistente. purtroppo dalle misere informazioni che lasci trapelare dai tuoi sporadici commenti, sarà molto difficile da realizzare questo progetto. apprendo ora che hai frequentato il liceo classico, perfetto, sarà lì che vedremo cimentarsi il "mio" RERRERO nel terzo episodio.
    sì, perchè essendo "mio" il personaggio inventato, mi sento molto libero di fargli fare un po' quello che mi garba, e di provare per lui i sentimenti che preferisco (fino ad ora, stima e compassione). per quanto riguarda il "vero" RERRERO so così poco da non poter provare sentimenti così complessi, certo posso ribadire una inspiegabile simpatia a pelle, che forse scaturisce dal modo fine ma senza peli sulla lingua che hai di esprimere le tue RERRERESCHE opinioni.
    per quanto riguarda l'aspetto autobiografico ti invito a rileggere la frase che ho scritto nel precedente commento: "mi sto molto affezionando a questo personaggio, e provo per lui stima e compassione, specie nei tratti in cui le sue vicissitudini (anche se molto trasfigurate) fanno risuonare in me lontani echi autobiografici". come vedi ho specificato che i sentimenti che provo sono esclusivamente per il personaggio, e gli aspetti autobiografici sono imputabili solo a situazioni "molto trasfigurate". penso di poterlo dire evidentemente in buonafede, in quanto, comunque, non ho parlato di episodi così turpi da vergognarmene. in tutta onestà: mi è molto difficile descrivere le vicissitudini di un personaggio senza riuscire pienamente a calarmi nei suoi panni, senza provare quello che lui sta provando nella realtà un cui l'ho calato. dunque, mi è molto più facile il calarmi in sensazioni che in qualche modo (anche se in situazioni molto diverse, appunto) ho già sperimentato. solamente sotto questo punto di vista il racconto è autobiografico, e anzi, ti dirò, mi riesce molto difficile che qualcuno possa capire a quali tipi di sensazioni mi riferisco, perchè sono abbastanza nascoste nel testo. se qualcuno l'avesse capito, mi faccia un fischio, perchè avrei risolto almeno per una volta nella vita l'annoso problema di far capire cosa scorre tra un neurone e l'altro nella mia calotta cranica.
    per quanto riguarda il confronto tra i primi due episodi, mi riesce facile capire perchè è stato molto più gradito il primo, ma non intendo assolutamente garantire che il taglio dei miei racconti segua un andamento coerente tra i vari episodi. quando mi andrà di scrivere in modo spensierato lo rifarò, quando sarò agitato racconterò in modo più convulso, ecc...la qual cosa, nuovamente, non significa essere autobiografico, ma solo dare un taglio alle frasi che segua le mie sensazioni.

     
  • At 08 marzo, 2007 14:50, Anonymous Anonimo said…

    Ohilalà!I diritti di "RERRERO" sono riservati.
    RERRERO

     
  • At 16 marzo, 2007 12:39, Blogger Valeh said…

    e la saga continua (mentre io navigo sempre placidamente sul fiume...)!!
    evviva!!

     

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