La vera storia di RERRERO (parte prima)
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RERRERO nacque in un freddo pomeriggio di fine novembre, un po' come tutti i personaggi celebri, che nacquero in parte in un freddo pomeriggio di fine novembre, in parte in una torrida sera di mezza estate. Delle due possibilità che gli prospettavano, essendo un personaggio celebre, RERRERO scelse il freddo pomeriggio di fine novembre, o meglio gli fu imposto, dato che i suoi genitori lo concepirono in una gelida notte di fine febbraio, e la gravidanza non è un'opinione. Il pargolo crebbe nell'anonimato, in una normale famiglia operaia della periferia torinese degli anni '60, con tutti quegli agi e comfort che l'Italia di allora, figlia del boom economico, permetteva ad una famiglia di operai meridionali, trasferitisi al settentrione in cerca di maggior fortuna: un appartamento in affitto in un mega-condominio di via Artom, una sola macchina utilitaria per tutta la famiglia (una Innocenti blu che si poteva utilizzare esclusivamente nei giorni festivi, per non sprecare soldi in benzina), i libri di scuola presi usati, il padre sempre in fabbrica a fare tutti gli straordinari di questo mondo, la madre a casa a fare i lavori domestici, le vacanze in liguria solo e rigorosamente a Ferragosto, la carne una volta a settimana, le camminate di un'ora per raggiungere la scuola (andata e ritorno facevano due ore, ma soldi per il pulman non ce n'erano), e tutto quel calore domestico che una madre casalinga strapazzata dalla vita e un padre operaio instancabile lavoratore gli potevano trasmettere. RERRERO ebbe, nonostante questo deprimente quadro domestico, anche delle grandi fortune; un cervello ed una personalità fuori dalla norma, ad esempio, che era solito allenare in lunghi pomeriggi di letture, ed esercizi matematici, intervallati dalle sfuriate della madre che lo invitavano gentilmente ad uscire e trascorrere qualche ora fuori, lontano dai libri, mentre dalla finestra giungevano gli schiamazzi degli "amici di quartiere" che giocavano a pallone nei giardini antistanti il palazzo; Toro-Juve era la partita che si disputava ogni giorno dell'anno, con qualsiasi condizione atmosferica, fatte salve le prime due settimane d'agosto: vinceva sempre il Toro, squadra in cui militavano convintissimi, capacissimi e allenatissimi figli di operai meridionali trasferitisi al nord (mentre nella Juve preferivano giocare i figli di professore, di medico o di avvocato), proprio come RERRERO (inteso come figlio di operaio); ma a lui queste cose non interessavano; intendiamoci, non era affatto il tipo "snob", assolutamente no, semplicemente non conosceva nessuno che lo inserisse nel gruppo (per questo gli "amici di quartiere" va scritto con le virgolette), nè tantomeno desiderava inserirsi. Preferiva di gran lunga le sue letture e suoi esercizi matematici, attività che lo portavano in una specie di stato di estasi, in cui tutte le sue facoltà percettive raggiungevano quella perfezione del sentire, dell'immaginare, del ragionare che gli piaceva tanto, a tal punto dal diventarne schiavo. Questo RERRERO cercava: un sentore, un odore, una parvenza di PERFEZIONE ASSOLUTA. La trovava in testi filosofici, nella lettura dei Vangeli, nello studio delle religioni orientali, e, ovviamente, in esercizi matematici e geometrici di notevole difficoltà per un bambino delle elementari. Inutile specificare quanto queste attività, anomale e magnifiche allo stesso tempo, lo facessero vivere fuori dal mondo, come non fosse mai esistito; i compagni e le maestre di scuola neanche perdevano tempo a schernirlo, semplicemente non si accorgevano di lui, e ovviamente anche i risultati scolastici ne risentivano, facendo maturare alla povera madre casalinga una strana convinzione: "ho partorito un marziano" diceva spesso al marito mentre gli serviva la cena, dopo che egli fosse rincasato dalla stancante giornata trascorsa a Mirafiori. Ne riceveva in cambio una bestemmia. Così, tra schiamazzi calcistici, letture impegnate, culto di un'attività celebrale e di una personalità nascosta e segreta fuori dal comune, disperazioni domestiche assortite, trascorsero i primi anni di vita di questo meraviglioso personaggio che è RERRERO.
RERRERO nacque in un freddo pomeriggio di fine novembre, un po' come tutti i personaggi celebri, che nacquero in parte in un freddo pomeriggio di fine novembre, in parte in una torrida sera di mezza estate. Delle due possibilità che gli prospettavano, essendo un personaggio celebre, RERRERO scelse il freddo pomeriggio di fine novembre, o meglio gli fu imposto, dato che i suoi genitori lo concepirono in una gelida notte di fine febbraio, e la gravidanza non è un'opinione. Il pargolo crebbe nell'anonimato, in una normale famiglia operaia della periferia torinese degli anni '60, con tutti quegli agi e comfort che l'Italia di allora, figlia del boom economico, permetteva ad una famiglia di operai meridionali, trasferitisi al settentrione in cerca di maggior fortuna: un appartamento in affitto in un mega-condominio di via Artom, una sola macchina utilitaria per tutta la famiglia (una Innocenti blu che si poteva utilizzare esclusivamente nei giorni festivi, per non sprecare soldi in benzina), i libri di scuola presi usati, il padre sempre in fabbrica a fare tutti gli straordinari di questo mondo, la madre a casa a fare i lavori domestici, le vacanze in liguria solo e rigorosamente a Ferragosto, la carne una volta a settimana, le camminate di un'ora per raggiungere la scuola (andata e ritorno facevano due ore, ma soldi per il pulman non ce n'erano), e tutto quel calore domestico che una madre casalinga strapazzata dalla vita e un padre operaio instancabile lavoratore gli potevano trasmettere. RERRERO ebbe, nonostante questo deprimente quadro domestico, anche delle grandi fortune; un cervello ed una personalità fuori dalla norma, ad esempio, che era solito allenare in lunghi pomeriggi di letture, ed esercizi matematici, intervallati dalle sfuriate della madre che lo invitavano gentilmente ad uscire e trascorrere qualche ora fuori, lontano dai libri, mentre dalla finestra giungevano gli schiamazzi degli "amici di quartiere" che giocavano a pallone nei giardini antistanti il palazzo; Toro-Juve era la partita che si disputava ogni giorno dell'anno, con qualsiasi condizione atmosferica, fatte salve le prime due settimane d'agosto: vinceva sempre il Toro, squadra in cui militavano convintissimi, capacissimi e allenatissimi figli di operai meridionali trasferitisi al nord (mentre nella Juve preferivano giocare i figli di professore, di medico o di avvocato), proprio come RERRERO (inteso come figlio di operaio); ma a lui queste cose non interessavano; intendiamoci, non era affatto il tipo "snob", assolutamente no, semplicemente non conosceva nessuno che lo inserisse nel gruppo (per questo gli "amici di quartiere" va scritto con le virgolette), nè tantomeno desiderava inserirsi. Preferiva di gran lunga le sue letture e suoi esercizi matematici, attività che lo portavano in una specie di stato di estasi, in cui tutte le sue facoltà percettive raggiungevano quella perfezione del sentire, dell'immaginare, del ragionare che gli piaceva tanto, a tal punto dal diventarne schiavo. Questo RERRERO cercava: un sentore, un odore, una parvenza di PERFEZIONE ASSOLUTA. La trovava in testi filosofici, nella lettura dei Vangeli, nello studio delle religioni orientali, e, ovviamente, in esercizi matematici e geometrici di notevole difficoltà per un bambino delle elementari. Inutile specificare quanto queste attività, anomale e magnifiche allo stesso tempo, lo facessero vivere fuori dal mondo, come non fosse mai esistito; i compagni e le maestre di scuola neanche perdevano tempo a schernirlo, semplicemente non si accorgevano di lui, e ovviamente anche i risultati scolastici ne risentivano, facendo maturare alla povera madre casalinga una strana convinzione: "ho partorito un marziano" diceva spesso al marito mentre gli serviva la cena, dopo che egli fosse rincasato dalla stancante giornata trascorsa a Mirafiori. Ne riceveva in cambio una bestemmia. Così, tra schiamazzi calcistici, letture impegnate, culto di un'attività celebrale e di una personalità nascosta e segreta fuori dal comune, disperazioni domestiche assortite, trascorsero i primi anni di vita di questo meraviglioso personaggio che è RERRERO.
10 Comments:
At 12 febbraio, 2007 10:22, Anonimo said…
Rerrero... un po' sovrappeso... perchè non ha mai fatto sport...
At 12 febbraio, 2007 16:57, Anonimo said…
"Non giudicare dall'aspetto esteriore"
Car(18,12)
GESU' CRISTO(dei nostri tempi)
At 12 febbraio, 2007 20:52, nocciolina said…
Car 18,12?
At 13 febbraio, 2007 16:57, gigilentini said…
Car??????????
At 13 febbraio, 2007 17:10, Zio Pasa said…
Dopo aver visto GESU' CRISTO(dei nostri tempi) commentare il mio umile blog, tra l'altro facendo una criptica citazione di chissà quale libro di chissà quale testo sacro, posso ritornare al Creatore in pace.
Comunque sono d'accordo con il fatto di non giudicare dall'espetto esteriore, infatti quello che mi preme sottolineare con i miei racconti su "la vera storia di RERRERO" è la straordinaria dimensione interiore di questo ombroso personaggio.
At 15 febbraio, 2007 15:26, gigilentini said…
dai RERRY, rifatti vivo, ci manchi!
poi aspettiamo con ansia la seconda parte...
At 23 febbraio, 2007 12:49, nocciolina said…
ma ciao!!!!!!!!!!!!!!!!
TANTISSIMI AUGURONI!
lella
At 24 febbraio, 2007 12:37, Zio Pasa said…
Grazie!
At 24 febbraio, 2007 17:10, Anonimo said…
BUON COMPLEANNO coscritto!!!!
sono in ritardo... ma non sapevo festeggiassi lo stesso giorno di mio fratello!
At 25 febbraio, 2007 13:42, Zio Pasa said…
Grazie anche a te!
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